Diverse fonti antiche, tra cui un papiro egiziano, un trattato di medicina Ayurveda (antica medicina indiana), la Bibbia e gli scritti di Galeno, descrivono sintomi simili a quelli della malattia di Parkinson. Cicerone, Shakespeare e altri citano disordini motori attribuibili alle sindromi parkinsoniane. Dopo Galeno e fino alla fine del XVII secolo, non vi sono altri riferimenti chiari relativi alla malattia. Nei secoli successivi, diversi autori hanno documentato le varie caratteristiche della malattia. Tra di essi: Franciscus Sylvius (olandese), Hieronymus David Gaubius (tedesco), Thomas Willis (inglese), John Hunter (scozzese), e Auguste François Chomel (francese).
La malattia di Parkinson (PD) è stata descritta secondo la storia convenzionale nel 1817. Certamente il nome del dott. James Parkinson
merita di essere richiamato dopo il suo testo dedicato alla «paralisi agitante», ma egli ha anche riconosciuto il contributo degli autori precedenti nell’individuazione dei sintomi.
In inglese conciso, il dott. Parkinson ha catturato tutto il quadro clinico: “… tremori involontari in parti non in movimento, con tendenza a piegare in avanti il tronco e a passare dal camminare al correre, mentre sensibilità e intelligenza sembrano intatte” (1817). Fu definita Malattia di Parkinson nel 1872 dal francese Jean-Martin Charcot.
Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva che interessa le strutture pigmentate tronco-encefaliche (sostanza nera) ma non è solo un disordine del sistema motorio conseguente alla degenerazione nigro-striatale. È una malattia multisistemica dovuta alla degenerazione di numerosi sistemi neurotrasmettitoriali del sistema nervoso centrale. Nel parkinsoniano c’è uno sbilanciamento del rilascio di acetilcolina e dopamina due importanti neurotrasmettitori.
Il processo degenerativo che caratterizza la malattia colpirebbe cellule nervose “predisposte” in diverse parti del cervello e procederebbe attraverso stadi topograficamente prevedibili. La malattia ha 6 stadi con una progressione lenta 14-25 anni:
– Stadi 1-2 pre-clinici: tronco-encefalo e strutture olfattive
– Stadi 3-4 sintomatici: sostanza nera e mesencefalo
– Stadi 5-6 finali: corteccia
L’età di esordio della malattia è in media tra i 60-65 anni e il rischio aumenta con l’avanzare dell’età. Si registrano 20 – 30 casi per 100.000 abitanti ogni anno.
Segni peculiari:
• Tremore a riposo, Rigidità, Ipocinesia, bradicinesia, Esaltazione dei
riflessi posturali. Postura camptocormica (busto in avanti) e tendenza a lateroflessione (il busto pende da un lato).
I sintomi della malattia di Parkinson sono legati alla perdita del controllo qualitativo del movimento, che è condizionato dall’elaborazione degli stimoli sensoriali, dalla memoria e dalle emozioni.
In questi casi la tecnica della RAS si rivela molto utile grazie all’interiorizzazione del “ritmo” per permette al paziente di svolgere gli stessi movimenti degli esercizi anche senza l’utilizzo reale della musica. Da non sottovalutare… il piacere e il divertimento.
“LA MUSICA È IL PIÙ POTENTE FARMACO NON CHIMICO” OLIVER SACKS
Nella Clinica Universitaria di Ferrara, grazie al Professor Granieri, è stato svolto e ancora oggi continua ad essere promosso un grande lavoro per l’attività motoria adattata per i malati di Parkinson. Le attività proposte sono costituite da stimoli efficaci sia da un punto di vista motorio che emotivo; vengono scelti esercizi che portano i pazienti affetti da malattia di Parkinson ad allenare quelle capacità e quei movimenti più compromessi: in particolare si pone l’accento sul continuo modificarsi della direzione di marcia, sull’armonia del passo, sulla capacità di mantenere l’equilibrio e sui movimenti fini delle mani. Viene curata anche la componente emotiva, intendendo cioè che le performance motorie vengono accompagnate da musiche evocative e stimolanti, abbinate ritmicamente ad esse. L’altra caratteristica e ulteriore obiettivo delle attività presentate dal gruppo ProMot, sono gli aspetti ludici dei singoli momenti in cui si articola una sessione di lavoro: in questo modo la lezione non viene percepita come noiosa e obbligatoria ma diventa un momento piacevole della giornata.
Sempre a Ferrara è fondamentale citare il laboratorio di Cantoterapia per malati di Parkinson di Luca Guerzoni.
La bradicinesia della malattia di Parkinson è derivante tanto da deficit di ritmo interno quanto da lesioni alle proiezioni dopaminergiche con il sistema limbico, partendo da questo presupposto e considerando anche gli effetti della musica sulla malattia di Parkinson (Mc Intosh; 1997 – Pacchetti; 2000), nasce lo spunto per verificare le modificazioni indotte da stimoli musicali, intesi come mezzi per evocare emozioni forti e non solo come strumento utile a compensare la carenza di ritmo interno.
Gli studi portati avanti presso la Clinica Neurologica di Ferrara hanno come obiettivo la verifica degli effetti a lungo termine di un’attività motoria adattata basata su esercizi emotivamente coinvolgenti attraverso l’impiego di musica e danza. In particolare vengono considerati cambiamenti della qualità di vita e delle capacità motorie.
In che cosa consiste la promozione dell’attività motoria per i malati di Parkinson?
Si tratta di esercizi motori a carattere ludico-emotivo atti a migliorare le performance motorie e la qualità della vita in generale, unendo l’allenamento standardizzato al divertimento.
L’Attività Motoria Adattata con la musica: cos’è e a cosa serve?
E’ un tipo di attività motoria che si basa sull’utilizzo della musica come stimolo ritmico ed emotivo, capace di dare ai malati voglia di muoversi in maniera efficace, di non provocargli quel senso di affaticamento che di norma accompagna un’attività motoria standard, e quindi di motivarli a seguire programmi di attività fisica nel tempo. Lo scopo è quello di portare soggetti inattivi a diventare soggetti, non solo attivi, ma anche capaci di svolgere movimenti definiti in un arco di tempo e di mantenere il ritmo d’esecuzione per tutto l’arco di tempo del brano musicale che si sceglie di usare.