L’uomo costruì i suoi primi strumenti musicali più di 60.000 anni fa (homo di Neanderthal): strumenti a percussione, flauti fabbricati con ossa. Il concetto di musica come terapia per la salute fisica e mentale era ben noto già negli scritti dell’Antica Grecia da Aristotele a Platone. “La musica è per l’anima ciò che la ginnastica è per il corpo” (Platone). Sin dall’antico Egitto sappiamo che la musica e il canto venivano utilizzati a fini terapeutici: per le malattie, per la fertilità. Il medico Erofilo riusciva a regolare la pressione arteriosa dei pazienti con le scale musicali. Il primo trattato di Musicoterapia risale al 1749 a cura del medico londinese Richard Rocklesby: Reflections on Ancient and Modern Music with the Application to the Care of Disease”.
Antonio Scarpa (1752-1832) fu uno dei primi a descrivere dal punto di vista medico la medicina cantata. Fondatore del museo di etnomedicina di Genova descrisse le attivazioni plurisistemiche cioè psiconeuroendocrine immunologiche innescate dal canto. Scarpa indicava la preghiera come la forma di cura e autocura più usata in tutto il mondo: nenie, orazioni, mantra, benedizioni cantate, canti sciamanici, meditazioni cantate. La professione del musicoterapeuta però iniziò formalmente solo dopo la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale quando musicisti di varie comunità americane sia dilettanti che professionisti, andavano negli ospedali e negli ospizi di tutto il paese per suonare per le migliaia di veterani che soffrivano di traumi fisici ed emotivi a causa delle guerre. Le notevoli risposte fisiche ed emotive dei pazienti alla musica portarono i medici e gli infermieri a richiedere l’assunzione di musicisti da parte degli ospedali. Fu presto evidente che quei musicisti avevano bisogno di una formazione prima di entrare nelle strutture e fu così che nacquero corsi universitari per formare musicoterapeuti.
I primi riferimenti
Oltre il trattato di Rocklesby, un riferimento noto sulla musicoterapia apparve nel 1789 in un articolo non firmato sulla rivista colombiana intitolato “Music Physically Considered”. All’inizio del 1800, scritti sul valore terapeutico della musica apparvero in due tesi di dottorato, la prima pubblicata da Edwin Atlee (1804) e la seconda da Samuel Mathews (1806). Atlee e Mathews erano entrambi studenti del dottor Benjamin Rush, un medico psichiatra forte sostenitore dell’uso della musica per curare le malattie. Il 1800 vide anche il primo intervento di musicoterapia registrato in un ambiente istituzionale (Blackwell’s Island a New York) e il primo esperimento sistematico registrato di musicoterapia (l’uso della musica di Corning per alterare gli stati dei sogni durante la psicoterapia).
Prime associazioni
L’interesse per la musicoterapia ha continuato a ottenere supporto nei primi anni del 1900 portando alla formazione di diverse associazioni di breve durata. Nel 1903, Eva Augusta Vescelius fondò la National Society of Musical Therapeutics. Nel 1926, Isa Maud Ilsen ha fondato la National Association for Music in Hospitals. E nel 1941, Harriet Ayer Seymour fondò la National Foundation of Music Therapy. Sebbene queste organizzazioni abbiano contribuito alle prime riviste, libri e corsi educativi sulla musicoterapia, purtroppo non sono state in grado di sviluppare una professione clinica organizzata.
Programmi educativi precoci e sostenitori
Negli anni ’40, tre persone iniziarono a emergere come innovatori e attori chiave nello sviluppo della musicoterapia come professione clinica organizzata. La psichiatra e terapista musicale Ira Altshuler, MD, ha promosso la musicoterapia nel Michigan per tre decenni. Willem van de Wall è stato il pioniere dell’uso della musicoterapia in strutture finanziate dallo stato e ha scritto il primo testo “how to” di musicoterapia, Music in Institutions(1936). E. Thayer Gaston, noto come il “padre della musicoterapia”, è stato determinante nel far progredire la professione in termini di un punto di vista organizzativo ed educativo. I primi programmi di formazione del college di musicoterapia furono creati anche negli anni ’40. La Michigan State University istituì il primo programma accademico di musicoterapia (1944) e altre università ne seguirono l’esempio, tra cui l’Università del Kansas, il Chicago Musical College, il College of the Pacific e l’Alverno College.
American Music Therapy Association
L’American Music Therapy Association (AMTA) è stata fondata nel 1998 come fusione tra la National Association for Music Therapy (NAMT) e l’American Association for Music Therapy (AAMT). AMTA unisce la professione di musicoterapista per la prima volta dal 1971. Attualmente, AMTA è l’ente di formazioni per terapisti musicali, studenti, laureati e altri sostenitori. La missione di AMTA è di sostenere ed educare alla professione di musicoterapista. AMTA pubblica due riviste di ricerca e una serie di pubblicazioni, funge da sostenitore della musicoterapia a livello statale e federale, promuove la musicoterapia e fornisce bibliografie, podcast, borse di studio e newsletter ai suoi membri.
AMTA è la più grande associazione di musicoterapia negli Stati Uniti, in rappresentanza di musicoterapisti negli Stati Uniti e in oltre 30 paesi in tutto il mondo.
La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Essa mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e inter-personale e di conseguenza migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.
Figure professionali in Italia: il musicoterapista
In Italia la situazione è un po’ diversa. Nel mondo della Musicoterapia italiana infatti esistono due figure professionali: il musicoterapeuta e il musicoterapista. Le due figure hanno ruoli, compiti e responsabilità differenti che possiamo riassumere in questo modo:
- Il musicoterapeuta è la figura con maggiore responsabilità ed è chi esegue la diagnosi. Tra i suoi compiti c’è l’organizzazione della terapia e la valutazione dei risultati ottenuti. Il suo percorso formativo è più lungo e articolato perché deve maturare le competenze necessarie per confrontarsi col paziente. Generalmente questo professionista è laureato in medicina, psicologia o scienze della formazione e possiede un diploma di conservatorio con specializzazione professionale.
- Il musicoterapista è invece l’esecutore tecnico ed operativo, la persona che mette in pratica il programma terapeutico concordato col musicoterapeuta.
La figura del musicoterapista si sta diffondendo sempre di più anche in Italia, perché trova collocamento in molte situazioni differenti, come le Asl, le Scuole, gli Istituti di Riabilitazione, e collabora con psicologi, psichiatri e medici. Si confronta con molti casi di sofferenza psichica e fisica, come la Sindrome di Down e l’autismo e si propone per approcci preventivi, di mantenimento e sostegno a seconda che il tipo di problematica riscontrata nel paziente.
Proprio per la natura del lavoro del musicoterapista, oltre all’empatia e alla forza di volontà, è necessario possedere un bagaglio approfondito di competenze di tipo medico, psicologico e musicale. Il percorso didattico scolastico deve essere in grado di fornire una corretta formazione all’aspirante terapista per poterlo preparare a situazioni difficili per la natura delicata del rapporto professionale con i pazienti.